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Libretto dei canti (prima edizione)
Il Crocifisso ligneo del Cinquecento si richiama all' iconografia postridentina; può essere attribuito ad uno scultore romano del secolo XVI.
La denominazione "S. Maria in Via" è di incerta origine. La chiesa, infatti, è di antica fondazione, poiché se ne fa menzione in una bolla di papa Agapito II del 955. La dizione in Via, potrebbe riferirsi alla prossimità della via consolare Flaminia (l'attuale Corso).
A questo pozzo, dal 1256, con ininterrotto pellegrinaggio, si recano innumerevoli fedeli. Non è mancato chi ha definito la chiesa di S. Maria in Via una piccola Lourdes nel cuore di Roma.
I cinque inserti affrescati della volta furono eseguiti dai fratelli fiorentini Jacopo e Francesco Zucchi nel 1595-1596. Lo stemma sull'arcone è quello della famiglia Aldobrandini.
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della chiesa di S. Maria in Via è frutto del contributo di diversi artisti che vi espressero, nell'arco di circa un secolo, le tendenze architettoniche della Controriforma. Grazie alla generosità di mons. Giovanni Battista Canobi, primo segretario di Gregorio XIII e di Clemente VIII, nel 1592, sotto la direzione di Giacomo Della Porta e, subito dopo, di Francesco da Volterra, ebbe inizio la ricostruzione della facciata che, in antecedenza, era molto semplice. Interrotti i lavori per la morte del Canobi (1596), essi furono ripresi nel 1609 per iniziativa del cardinale Roberto Bellarmino e sotto la direzione di Carlo Lombardi o Lambardi. Tuttavia la facciata, come ora si presenta, fu ripensata e ultimata nel 1681 da Carlo Rainaldi (1611-1691) su commissione di mons. Giorgio Bolognetti, congiunto del Canobi.
rielaborò l'ordine superiore rendendolo più stretto, sdoppiando le paraste, ampliando il finestrone centrale e aggiungendo il timpano curvilineo e i due candelabri alle estremità, modifiche sostanziali grazie a cui il prospetto ha ottenuto la svettante e nitida eleganza che ancora lo distingue" (A. Negro). Il fianco della chiesa su Via del Tritone, in laterizio e paraste corinzie, fu rifatto agli inizi del Novecento. Nella controfacciata interna si possono notare:la coppia di acquasantiere in marmo, a valva di conchiglia, opera del XVII secolo;una lastra con iscrizione latina;l'edicola di forma rettangolare posta intorno ad un affresco più antico raffigurante a mezzo busto la Vergine con il Bambino che tiene nella mano sinistra il globo. Il dipinto, piuttosto guasto, risale al sec. XV; quando la chiesa era di dimensioni più ridotte ed è anche noto come Madonna del Fuoco, perché la comunità romana dei Forlivesi, devota della Vergine sotto il titolo del fuoco, per un certo periodo era solita riunirsi nella chiesa per celebrare la festa in onore della Patrona della loro città;il monumento funebre a P. A. Serassio (†1791), con iscrizione su lastra marmorea sovrastata da un busto."